Tra i suoi più rilevanti investitori c’è Alphabet, anche attraverso CapitalG e Verily (sue holding); ma anche molti altri nomi di primo piano del venture capital d’oltreoceano, come Khosla Ventures, Fidelity Investments, General Catalyst, Founders Found. Da quando nel 2012 Mario Schlosser (attuale Ceo), Kevin Nazemi (che è fuoriuscito dalla società), e Joshua Kushner, fratello del genero di Trump Jared Kushner, hanno fondato questa società, sono riusciti a raccogliere capitali per ben 1,3 mld di dollari secondo i conteggi di Crunchbase, una delle startup che hanno raccolto più fondi al mondo in ambito insurance.
Ma cosa fa esattamente Oscar Health?
Quando è nata a New York, la sua missione era quella di sfruttare il nuovo spazio di mercato per l’acquisto di un’assicurazione sanitaria creata dall’Affordable Care Act (Obamacare). Nei primi due anni concentrandosi prorpio solo nell’area di New York e New Jersey, ha raggiunto 40 mila clienti e 200 milioni di fatturato annuo: il suo modello si è dimostrato valido, attirando nuovi investitori e permettendo alla società di espandersi.
Oscar Health è un modello di ‘insurtech da manuale’: la componente tecnologica è il fondamento che permette un nuovo modello di business e di servizio customer-centric.
Facendo leva sulla propria tecnologia, semplifica l’approccio all’assicurazione con dei piani molto semplici, fa leva sulla facilità di utilizzo del sito, sull’attenzione alla persona e alla sua salute. L’immagine su cui intende fare leva (lo si intuisce anche dal nome) è quella del medico di famiglia e di fiducia, la comunicazione è fresca, l’offerta chiara: checkup gratuiti, televisite, consulenze specialistiche, applicazione mobile molto “friendly” per consulenze veloci e ricerche farmaci, supporto medico 24/7, selezione degli ospedali di riferimento. Insomma, la sensazione che offre al cliente è quella di avere qualcuno che si prenda davvero cura lui, una customer experience decisiva quando si ha a che fare con la salute.
L’idea di questa startup è nata da un bisogno personalmente vissuto dal fondatore e Ceo Mario Schlosser, che viene raccontata sul sito della società.
“La storia di Oscar inizia, guarda caso, in una stanza d’ospedale. Nel 2012, il CEO di Oscar Mario Schlosser e sua moglie affrontavano la prima gravidanza a New York. Di fronte a un labirinto di gergo assicurativo e all’impossibilità pratica di identificare il miglior ostetrico, la loro prima esperienza significativa con il sistema sanitario li ha messi in difficoltà per quanto riguarda le modalità di orientamento o di identificazione delle persone a cui rivolgersi.
L’amico di Mario, Josh Kushner, aveva anche lui recentemente avuto un’esperienza frustrante per quello che avrebbe dovuto essere un trattamento di routine per un infortunio. Mario e Josh sapevano che le loro esperienze riflettevano un problema più ampio nell’assistenza sanitaria: i consumatori sono totalmente impotenti. Quella primavera fondarono Oscar Health.”
Da allora, Oscar Health si è concentrata sull’essere una compagnia di assicurazione sanitaria incentrata sul paziente, capace di coinvolgerli e guidarli verso le giuste cure.
Attualmente ha un team multidisciplinare di circa 700 persone e conta circa 250.000 clienti tra persone fisiche e aziende.
In questi anni ha affrontato molte difficoltà, compresa la soppressione dell’ObamaCare; e il settore assicurativo e quello sanitario sono davvero molto duri da affrontare per gli ultimi arrivati. Ciò ha significato per la società conti in rosso fino al 2017, quando ha dichiarato, riporta Cnbc, di aver raggiunto la “redditività del margine lordo” , il che significa che ha generato più soldi dai premi rispetto a quanto speso per la copertura medica dei clienti.
Nel rapporto annuale di fine anno (2018) pubblicato sul loro sito, Oscar porta in primo piano i suoi progressi e sottolinea come il proprio modello di servizio sia possibile grazie alla tecnologia: una tecnologia non banale, non frutto di integrazione di componenti già presenti nel mercato e magari utilizzate da altre Compagnie, bensì una piattaforma tecnologica che la società definisce (con una terminologia tipica del mondo IT) ‘full stack’ ovvero completamente sviluppata da zero dalla società.
“In Oscar, constatiamo che l’assistenza sanitaria è troppo compromessa per essere riparata semplicemente riconfigurando le tecnologie esistenti o lavorando con gli stessi fornitori utilizzati da altri assicuratori. Ecco perché abbiamo costruito il nostro sistema tecnologico da zero, per consentirci di possedere tutti i nostri dati e strumenti in modo da poter lavorare costantemente per migliorare l’esperienza assicurativa senza essere rallentati dai sistemi legacy. Questo approccio ci distingue nettamente dai nostri concorrenti. È anche ciò che ci ha aiutato ad attrarre più di 1,2 miliardi di dollari in investimenti totali, di cui 375 milioni di dollari da Alphabet nel 2018. Questo capitale ci permetterà di investire nel supportare più clienti espandendoci in più mercati, entrando in nuove linee di prodotti come Medicare Advantage e concentrandoci sulle applicazioni della nostra tecnologia che possono ridurre ulteriormente il costo dell’assistenza.”
Un approccio che è piaciuto agli investitori e che permette di offrire una nuova customer experience che in definitiva sfocia nella digital health. Tra gli obiettivi futuri di Oscar c’è il potenziamento della telemedicina: attualmente ha già lanciato un servizio chiamato “Doctor on Call”, un sistema di assistenza virtuale sempre disponibile gratuitamente, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che sarà migliorato costantemente per arrivare a trattare casi medici sempre più complessi.
Articolo originariamente pubblicato il 09 Apr 2019