Sanità di prossimità e prevenzione sono il futuro, e D-Heart c’è

La Start-Up, partner dell’ecosistema salute BNP Paribas Cardif, ha raggiunto un eccezionale livello di sviluppo del proprio elettrocardiografo portatile, oggi affidabile quanto quello ospedaliero. “Aiuteremo le persone a prevenire invece che curare” dice uno dice uno dei fondatori e Ceo, Nicolò Briante

Aggiornato il 03 Ott 2019

Donatella Cambosu

Giornalista

ecg portatile

Un dispositivo che sta in una mano, pesa meno di uno smartphone, lo appendi al collo come una collana e posizioni i suoi elettrodi seguendo la guida (in una app), che ti indica, grazie a fotocamera e intelligenza artificiale, come procedere correttamente al posizionamento degli elettrodi. Dopo la rapida configurazione si è subito pronti per eseguire in autonomia e in qualsiasi momento un elettrocardiogramma, con una qualità pari a quella ospedaliera, refertato in circa 15 minuti da un vero cardiologo, disponibile 24/7. Per chi soffre di problemi cardiaci, ha subito un intervento per il quale segue delle cure particolari, o semplicemente ha già dei fattori di rischio cardiovascolari conclamati (ad es: fumo o ipertensione), è un alleato per monitorare la salute del proprio cuore e vivere più serenamente, riducendo la frequenza con cui ci si reca nelle strutture sanitarie e diventando per alcuni soggetti un vero e proprio salvavita.

Sembra quasi fantascienza, invece è D-Heart, il dispositivo medico ideato dall’omonima startup italiana, fondata da Nicolò Briante e Niccolò Maurizi, che nel 2016 ha vinto Open-F@b Call4Ideas di BNP Paribas Cardif e da allora ha continuato a collaborare con la Compagnia, diventando di recente uno dei partner del suo ecosistema salute.

D-Heart, medical device all’avanguardia

‘Recentemente abbiamo raggiunto un grande obiettivo, da circa un mese è possibile fare con lo stesso dispositivo a otto derivazioni, anche un elettrocardiogramma (ECG) a 12 canali, in pratica lo stesso ECG che si può fare in ospedale con la stessa completezza e affidabilità clinica. – ci racconta Nicolò Briante che è attualmente anche il CEO della società. – “L’applicazione per smartphone, collegata al dispositivo, permette di registrarsi come paziente e in questo caso si può effettuare l’elettrocardiogramma a 8 canali; oppure come operatore sanitario, e in questo caso si può procedere con l’ECG a 12 canali. Siamo molto contenti di questa evoluzione perché abbiamo ottenuto con un unico prodotto due casi d’uso differenti: essere la soluzione ideale sia per il normale paziente, che non ha particolari competenze mediche, sia per il personale sanitario, un medico di base, un infermiere o un farmacista”.

Un dispositivo estremamente all’avanguardia dunque, molto più evoluto di altre soluzioni similari sul mercato. ‘E’ il coronamento del nostro obiettivo, realizzare un dispositivo semplice, che può essere scambiato per un wearable, ma che va invece a posizionarsi come dispositivo medico con il più alto grado di affidabilità clinica. Il punto non è fare l’elettrocardiogramma, ma di che tipo sia. Il nostro dispositivo permette di individuare qualsiasi problema cardiaco, sia ritmico, che ischemico. Ha la capacità di essere una soluzione che può andare a casa del paziente, come la macchinetta della pressione, per intenderci, offrendo la stessa affidabilità di uno strumento ospedaliero usato dal cardiologo.’

Naturalmente tutta la tecnologia D-Heart è validata, certificata con la marchiatura CE come dispositivo medicale di classe IIA con destinazione di utilizzo self-care (grazie proprio alla semplicità di utilizzo), è completamente made in Italy ed è sostenuto da due brevetti: quello sulla fotocamera digitale, con cui l’algoritmo di intelligenza artificiale guida il paziente al corretto posizionamento degli elettrodi, e quello sulla meccanica del device.

La collaborazione con BNP Paribas Cardif e gli Healthy Corner

Il focus sulla prevenzione accomuna questa giovane e innovativa società e la grande Compagnia, un focus che li ha portati a collaborare sugli Healthy Corner (powered by Aubay), dei chioschi attrezzati con diverse tipologie di device sanitari per fornire servizi salute self-service, tra cui c’è anche D-Heart. Sono stati presentati a Milano durante la Digital Week e posizionati in moltissimi punti della città; l’esperienza è stata poi riproposta in occasione di Milano Taking Care.

‘Il nostro mantra è ‘la maggiore affidabilità clinica, con la maggiore semplicità’ e vogliamo non solo dirlo ma anche dimostrarlo. – continua Briante – L’occasione si è presentata con BNP Paribas Cardif che ha sposato questa nostra idea di realizzare degli healthy corner cioè dei punti in cui fosse possibile per un individuo senza l’ausilio di un medico in loco, e in qualsiasi ambiente, anche dentro banche, uffici, centri commerciali, effettuare un check-up più o meno completo in totale autonomia. Negli Healthy Corner tra le altre cose abbiamo messo a disposizione D-Heart affinché le persone potessero sperimentare la nostra soluzione’.

Queste tecnologie non allontanano il medico dal paziente come tanti credono, ma anzi lo avvicinano, dandogli la possibilità di seguire meglio molte più persone sul territorio, in modo più capillare. Dobbiamo pensare anche che alle persone che vivono in territori isolati, poco attrezzati e che non hanno a portata di mano un ospedale, dove può fare la differenza offrire un primo presidio di questo tipo’.

Obiettivo degli Healthy Corner è stato anche quello di sensibilizzare le persone a prendersi maggiormente cura della propria salute, sottolinea Nicolò Briante e l’iniziativa è stata apprezzata dalle persone, perché tra i due eventi in cui sono stati installati, la Milano Digital Week e Milano Taking Care, oltre 250 persone ne hanno giustamente ‘approfittato’.
Tra l’altro, in occasione di Milano Taking Care per ogni ECG realizzato, ne veniva regalato un altro a persone in Africa, che abitano in contesti rurali a chilometri di distanza dal primo ospedale, grazie anche alle ONG con le quali D-Heart da tempo collabora.

La sanità di prossimità

‘Noi vogliamo promuovere questo nuovo concetto della sanità di prossimità, secondo noi, insieme alla prevenzione, è il futuro della sanità. Il modello attuale molto centralizzato è destinato a collassare, ce lo dicono i dati, il debito della sanità pubblica cresce a dismisura. – spiega Briante – Invece, dobbiamo fare in modo che tante cose come la prevenzione e il monitoraggio possano essere fatte anche al di fuori delle strutture sanitarie centrali ospedaliere, in contesti più vicini al paziente, come la farmacia, un dispensario in Africa, l’ambulatorio del medico di base, un Healthy Corner dentro un’azienda o in un centro commerciale’.

Tale visione, dovrebbe essere abbracciata dalla Pubblica Amministrazione proprio per una questione di costi, ma ancora non è recepita, così come è poco recepito un certo tipo di innovazione tecnologica, ovvero la digital health. La trasformazione digitale è ancora lontana dalla Pubblica Amministrazione e in particolare dalla Sanità, tranne che in casi isolati. ‘Il sogno è che la Sanità Pubblica si accorga che questi dispostivi medici sono affidabili e possono veramente impattare in modo efficace anche i bilanci delle aziende sanitarie’. dice Briante.

Il rapporto con la sanità pubblica per giovani startup come D-Heart, ma in generale per le società innovative, può essere molto complicato, perciò è più realistico pensare che la sanità di prossimità possa trovare un suo modello di implementazione attraverso il privato (tante realtà in Italia molto valide si stanno impegnando nel settore).

Farmacie, medici di base, poli-ambulatori e centri analisi piccoli ma distribuiti capillarmente sul territorio possono essere tutti perni di questo nuovo ecosistema. Questi rappresentano oggi per D-Heart il principale canale distributivo. Ma per arrivare direttamente ai singoli clienti, la strada maestra passa dalle assicurazioni.

Fare prevenzione significa coinvolgere la persona

‘Il nostro obiettivo è integrare D-Heart dentro le polizze salute, le integrative o le polizze vita, su questo stiamo lavorando anche con BNP Paribas Cardif. – Continua il CEO – Nel mondo ci sono già casi virtuosi di questo tipo che dimostrano come le polizze salute in cui si incentiva la persona a tenere stili di vita corretti, attraverso piccole azioni quotidiane (andare in palestra, camminare, magiare in modo sano, dormire in modo regolare), e offrire ‘premi’ in base ai risultati raggiunti, tipo lo sconto l’anno dopo sulla polizza, siano un modello vincente. Responsabilizzare la persona a prendersi cura di sé stesso è l’unico modo efficiente che si ha per diminuire qualsiasi costo sanitario e per fare prevenzione seriamente. L’unico modo per fare prevenzione è farla quotidianamente, non sporadicamente, come se fosse il tagliando dell’auto; se tu dai alle persone un compito quotidiano, semplice, fattibile, ma intelligente, i benefici sono immensi nel lungo termine.’

Articolo originariamente pubblicato il 03 Ott 2019

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Donatella Cambosu
Donatella Cambosu
Giornalista

Scrive di tecnologie, startup e innovazione da diversi anni. È condirettore della testata Startupbusiness e direttore di University2Business, piattaforma del Gruppo Digital360 orientata al mondo degli studenti universitari. Collabora anche con EconomyUp e InsuranceUp.

Articoli correlati

Articolo 1 di 3