Otto milioni di bambini e ragazzi italiani si sono ritrovati ai primi di marzo 2020 catapultati nel mondo dell’e-learning, praticamente da un giorno all’altro. Continuerà a far parte della loro vita da ora in avanti, come parte della loro didattica e come parte in futuro del loro percorso di lifelong learning, il processo di apprendimento permanente oramai richiesto in tutti gli ambienti professionali.
E-learning, definiamolo
E-learning, ovvero apprendimento in linea, teleapprendimento, teledidattica, didattica virtuale e oggi, a seguito del lockdownd, DaD – didattica a distanza.
Le terminologie si sprecano, per alcuni puristi vi sono anche differenze concettuali corrispondenti ai diversi vocaboli, ma sappiamo che in fondo si tratta di differenze trascurabili.
Per chiarezza, potremmo dire che ‘e-learning’ comprende qualsiasi modalità di formazione erogata via internet e attraverso strumenti multimediali, riguarda quindi la didattica scolastica ma anche quella universitaria, aziendale, personale. Con il termine Dad ci si riferisce in modo circoscritto all’erogazione via internet della didattica scolastica realizzata in questi mesi di lockdown.
Nel 2001 la Commissione europea definiva così l’e-learning:
Per apprendimento online (noto anche come apprendimento in linea, teleapprendimento, teledidattica o con il termine inglese e-learning) s’intende l’uso delle tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità dell’apprendimento facilitando l’accesso alle risorse e ai servizi, così come anche agli scambi in remoto e alla collaborazione a distanza.
Differenze tra e-learning e Dad
Se consideriamo la Dad come la ‘didattica a distanza realizzata durante il lockdown’ possiamo dire che è molto lontana dal concetto di e-learning. Essendo figlia dell’emergenza, è stata la semplice trasposizione dalla cattedra al video della lezione dell’insegnante, per gli insegnanti che ci sono riusciti. La scuola italiana non si è mai preparata fino a oggi all’uso di nuove tecnologie, tutto è stato lasciato all’interesse del singolo insegnante e ciò si è visto benissimo nella Dad.
L’e-learning ha delle sue caratteristiche, ben descritte in questo articolo Paola Corti, del Politecnico di Milano METID, la task force dedicata all’innovazione didattica, di cui riportiamo un estratto:
‘L’e-learning opera in un contesto misto tra sincrono e asincrono, facendo buon uso della tecnologia poiché permette di rendere disponibile il materiale didattico prima dell’attività formativa e apre alla possibilità di gestire in tempo reale momenti di scambio e di interazione con le figure di riferimento (un tutor e/o il corpo docente).
Nella formazione tradizionale, invece, il momento di studio e il momento in cui si assiste alla lezione verbale spesso sono distinti e il materiale didattico e bibliografico di riferimento viene letto e studiato in seguito, dopo che il docente ha tenuto una lezione ex-cathedra pressoché priva di interazioni. Ancora oggi spesso ciò avviene anche in ambito universitario, ma esistono diverse esperienze che mutuano da entrambi gli scenari gli aspetti più efficaci, offrendo percorsi che traggono i migliori punti di forza da entrambi. Molte sono le esperienze di apprendimento, ad esempio in modalità flipped classroom (classe capovolta), che rappresentano l’evoluzione naturale di questo mix‘.
E’ evidente che l’e-learning, che sia realizzato in ambito scolastico o in formazione extra-scolastica, necessita di competenze e preparazione specifica, nuovi schemi didattici e strumenti tecnologici.
Mooc e piattaforme
Tutto è cominciato quando è nato internet, la tecnologia è esplosa e ci hanno messo un computer in tasca, da allora abbiamo l’opportunità di fare formazione a distanza e con modalità di interazione nuove, superando barriere fisiche e geografiche, purché naturalmente non ci si metta di traverso il divario digitale, cioè accesso alla rete e ai dispositivi.
In effetti, negli ultimi anni c’è stato un grandissimo sviluppo di tutto un mondo formativo a partire dai Mooc, (Massive Open Online Courses; in italiano, «Corsi online aperti su larga scala») che si sono sviluppati in ambito universitario, offrendo formazione a distanza a un numero elevato di utenti. Sono nate piattaforme per l’erogazione di corsi formativi in qualsiasi ambito dello scibile umano erogati online; piattaforme dedicate ai più piccoli, agli studenti delle medie, delle superiori, agli universitari.
Anche in Italia, ritenuta generalmente in ritardo su questo fronte, già nel 2004 nacque a Milano fondata dall’adolescente Marco De Rossi Oilproject, piattaforma che si proponeva come un canale nuovo, gratuito, per accedere alla formazione scolastica: migliaia di lezioni – da Leopardi alle derivate, dalla fotosintesi clorofilliana a Shakespeare – che ebbe un grande successo, portando alcuni milioni di persone ogni mese a studiare online. Oilproject si è poi evoluta in WeSchool, che dal 2016 ha cominciato a lavorare con le scuole e con i docenti offrendo una piattaforma di classe digitale e con corsi sulle metodologie didattiche innovative.
Pandemia e lockdown hanno giovato a WeSchool che ha chiuso lo scorso agosto un investimento da 6,4 milioni di euro con un pool di investitori italiani di primo piano che comprende anche CDP Venture Capital, il fondo ‘statale’ di Cassa Depositi e Prestiti.
WeSchool permette ai docenti di condividere materiali e video, fare esercizi, discutere con gli studenti e innovare la didattica in aula con lavori di gruppo, test istantanei e con metodologie come la classe capovolta o il teach-to-learn, in cui sono gli studenti, supportati dai docenti, a essere al centro del processo di apprendimento.
Durante il lockdown la piattaforma è stata utilizzata per la didattica a distanza, permettendo a più di un milione di utenti attivi ogni giorno da smartphone o da computer di non interrompere la continuità didattica.
“La didattica a distanza del lockdown, talvolta inefficace per mancanza di strumenti adeguati o perché ripeteva la dinamica frontale delle aule, ha avuto lo straordinario effetto di aumentare le competenze digitali di tutta la scuola italiana – ha detto in una nota stampa Marco De Rossi, fondatore e AD di WeSchool – Questo ci permetterà con il back to school di diffondere sempre di più il modello di didattica integrata in cui crediamo, in cui la tecnologia è usata sia in aula sia a casa ed è al servizio del docente per fare una didattica sempre più coinvolgente e cooperativa”.
Vedremo meglio nei prossimi mesi come cambierà la scuola italiana con l’e-learning, cosa succederà con il ritorno a scuola, dove si è già previsto che ‘la DaD sarà un’integrazione, non una sostituzione’ – ha detto Azzolina. Di fatto si farà largo uso della didattica a distanza nelle scuole secondarie sin dall’inizio, per alternare didattica a distanza e didattica in presenza (per permettere nelle aule il distanziamento); mentre gli altri gradi di scuola solo nell’eventualità di un nuovo lockdown.
L’industria dell’e-learning
Nessuno poteva immaginare che la spinta all’industria dell’apprendimento a distanza potesse arrivare da un virus, ma così è stato e il colpo è tale che anche gli analisti fanno fatica a fare previsioni. Reportlinker ha stimato recentemente in 305.3 miliardi di dollari il mercato e-learning per il 2025, ma avvisa: siamo in tempi in certi, le attuali previsioni potrebbero cambiare nel corso dell’anno.
Da chi è composta esattamente l’industria dell’e-learning?
Fondamentalmente si possono raggruppare in due categorie:
In entrambe le categorie ci sono già colossi tecnologici impegnati, ma sicuramente si tratta di un settore in cui vi sono moltissime opportunità anche per le giovani aziende innovative, le startup.Una dimostrazione ci arriva dritta dal nostro Ministero dell’ Istruzione, che ha adottato (e suggerisce alle scuole) 3 piattaforme di riferimento, due big tech: Google Suite for Education, Microsoft Office 365 Education A1; e una startup, WeSchool.
Mentre tra i fornitori di contenuti c’è un’altra startup, che si chiama Humans to Humans la piattaforma ContenutiScuola.it, con la quale mette a disposizione di docenti e studenti contenuti di valore tecnico-scientifico attinti dal mondo delle aziende e organizzazioni per preparare lezioni o progetti.
Il tema dell’e-learning è tra quelli di interesse nell’ambito della settima edizione del contest internazionale promosso da BNP Paribas Cardif in collaborazione con InsuranceUp, quest’anno dedicata al Next Normal, il futuro dopo la pandemia. Si cercano, quindi, idee, soluzioni e prodotti innovativi in tutti gli ambiti della vita delle persone. Candidature aperte fino al 30 settembre, questo il sito dedicato dove si può fare application.