Oggi il Risk Assessment, l’individuazione dei rischi a cui è esposta un’impresa, è un elemento chiave non solo per prevenire attivamente potenziali danni, ma anche per sviluppare strategie operative più efficienti e amministrare al meglio le risorse di cui si dispone.
Le procedure di Risk Assessment – parte del più ampio contesto di Risk Management – stanno quindi diventando sempre più importanti per il mondo assicurativo. Ecco come funzionano, e quali sono le fasi fondamentali.
Che cos’è il risk assessment?
Il termine “Risk Assessment”, letteralmente “valutazione del rischio”, fa riferimento a un processo che identifica potenziali rischi e analizza le loro conseguenze, sia a livello qualitativo che quantitativo.
Qual è la differenza tra risk management e risk assessment?
Il Risk Assessment è un’attività preliminare al vero e proprio Risk Management: se la prima consiste nell’individuare e analizzare le diverse tipologie di rischio a cui una società potrebbe essere esposta, la seconda indica tutto l’insieme delle operazioni che un’azienda dovrebbe intraprendere per proteggere il proprio equilibrio economico e finanziario.
Quali sono le fasi del risk assessment?
Non esistono pratiche o passaggi obbligatori per il la valutazione del rischio, ma nel tempo si sono comunque consolidati alcuni elementi standard. Generalmente, la procedura si divide in tre fasi principali: individuazione e analisi del contesto e dei principali processi aziendali; individuazione dei possibili rischi a cui un’azienda è esposta; e infine la valutazione dei rischi individuati da un punto di vista sia qualitativo che quantitativo (Risk Scoring).
Nel corso della prima fase, l’esperto incaricato di effettuare l’analisi di Risk Assessment studia a fondo i processi produttivi e operativi adottati dall’attività in questione, in modo da poter correttamente inquadrare la sua situazione e identificare in modo accurato i potenziali elementi di rischio a cui questa è esposta.
La seconda fase rappresenta un passaggio fondamentale per il Risk Assessment. Questa non consiste soltanto nell’identificare i rischi in modo generico, ma è importante anche determinare chi – dalle persone ai processi produttivi, fino alla reputazione dell’azienda – potrebbe essere colpito da questi rischi, e in che modo.
Una volta studiato il contesto e determinati i rischi che ne derivano è possibile passare al Risk Scoring, quindi la valutazione accurata dei rischi sia a livello qualitativo che quantitativo. Tra le altre cose, in questa fase viene determinata la soglia di “rischio accettabile”, quindi il livello di rischio intrinseco che un’azienda è disposta a correre per avviare una nuova iniziativa o proseguire con quelle già esistenti.
Infine, l’esperto incaricato di sviluppare la valutazione di Risk Assessment redige un rapporto finale, in cui spiega gli elementi analizzati e illustra le conclusioni tratte.
Gli obiettivi del risk assessment
Come abbiamo visto, oggi il Risk Assessment rappresenta una fase fondamentale del più ampio processo di Risk Management, che aiuta le aziende a prevenire possibili situazioni problematiche e, nel caso in cui queste dovessero comunque verificarsi, minimizzare le perdite che ne conseguono. Individuare e valutare correttamente i rischi a cui un’azienda è esposta non solo aiuta a evitare inconvenienti, ma permette anche di gestire in modo migliore e più consapevole le proprie risorse.
Chi si occupa della valutazione dei rischi?
Le procedure di valutazione del rischio sono generalmente supervisionate dal Chief Risk Officer (CRO), una figura professionale qualificata, esperta del settore e in grado di gestire tutte le fasi del processo di analisi e valutazione. Oggi il ruolo del CRO sta diventando sempre più importante per le attività legate alla finanza, agli investimenti e, di certo, alle assicurazioni.