I device intelligenti ha raggiunto oramai almeno il 41% degli italiani: la smart home è sempre più concreta e corre sui bisogni primari delle famiglie che sono la gestione ‘smart’ dell’energia, della sicurezza, dei comfort domestici, che nel totale del mercato ‘casa intelligente’ pesano per 130 milioni di euro (35% del mercato globale).
Ma i nuovi protagonisti della smart home degli italiani si apprestano a diventare gli ‘home speaker’, cioè i device come Alexa di Amazon o Google Home basati sul riconoscimento vocale che arrivano a coprire il 16% del mercato per un valore assoluto di 60 milioni di euro. Un dato molto rilevante se si considera che tali dispositivi sono in Italia praticamente lo scorso anno e la disponibilità di applicazioni è ancora piuttosto limitata.
Google e Amazon credono e stanno investendo molto in questa nuova modalità di interazione e in questo tipo di dispositivi e lo dimostrano anche con le potenti campagne di comunicazione sui principali media che hanno contribuito a far entrare nelle case degli italiani il concetto di casa connessa e di servizi intelligenti per l’ambiente domestico, dando un proprio contributo a trascinare tutto il mercato.
Del potenziale dell’assistente vocale si sono accorte anche le Compagnie assicurative in altre parti del mondo: come abbiamo scritto in un precedente articolo, secondo McKinsey, il mercato assicurativo si è avvicinato con lentezza ai dispositivi della smart home, ma l’avvento di Google, Amazon e altri provider con i loro sistemi di home speaker ha ridato slancio. Sono diversi gli assicuratori a livello mondiale che hanno già cominciato a collaborare con le tech company su questo fronte. Per fare un esempio, Aviva Canada, in collaborazione con ProNavigator, tech provider di soluzioni di automazione assicurativa, ha creato un’applicazione per i broker per Google Assistant, l’IA per la piattaforma Home di Google. Con l’applicazione, i clienti avranno ora la possibilità di connettersi a un broker tramite gli altoparlanti vivavoce di Google, come Home Mini e Home Max.
Tornando al mercato italiano, un’attenzione particolare va data ai percorsi commerciali della casa intelligente: il 50% delle vendite sono dovute ai canali cosiddetti “innovativi” che fanno primariamente leva sui servizi, ovvero che propongono la soluzione ad un bisogno e che per soddisfarlo si appoggiano anche a un device ad alto contenuto IoT per la casa connessa. Esempi di questo tipo sono offerti i servizi di controllo da remoto via mobile forniti da operatori telco, soluzioni per la gestione delle utenze domestiche per acqua, energia elettrica e gas da parte delle utility, o i servizi collegati alla gestione della sicurezza da parte delle compagnie assicurative. Nello stesso tempo l’effetto degli home speaker ha fatto crescere il ruolo dei retailer che hanno potuto cavalcare al meglio questo fenomeno e che nella doppia presenza sul territorio e sull’online arrivano al 40% del mercato. Come già osservato gli operatori tradizionali stanno facendo più fatica. Il mondo dei produttori, dei progettisti, degli architetti, degli installatori elettrici e dei costruttori edili, pur continuando a svolgere un ruolo importante sono meno incisivi e vedono diminuire la loro capacità di penetrazione dal 70% del 2017 al 50% del 2018. In valori assoluti questo canale continua ad essere comunque strategico ed è arrivato a generare un business apri a 190 milioni di euro con un 10% di crescita rispetto all’anno precedente.
Un discorso a parte meritano le startup che portano innovazione a vari livelli anche in forma di collaborazioni con grandi provider di tecnologie.
Per approfondire sul report degli Osservatori IoT, leggi l’articolo originale di Internet4Things.
Articolo originariamente pubblicato il 28 Mar 2019