Chi avrà l’occasione prossimamente di utilizzare il servizio di ride-sharing con auto autonome di Waymo, non dovrà assolutamente preoccuparsi di chi pagherà eventuali danni personali o ai propri beni avvenuti durante la corsa: ci pensa Trov, la startup che lo spinoff di Google ha scelto per far viaggiare tranquilli i suoi futuri clienti.
Cominciano così a prendere forma soluzioni per il problema ‘driverless car e assicurazioni’.
Uno dei motivi per cui il mondo assicurativo segue tanto da vicino i progressi che porteranno presto su strada la driverless car è che questi nuovi veicoli saranno un elemento di grande discontinuità nell’industria delle assicurazioni auto, uno dei segmenti più redditizzi per le Compagnie: il Wall Street Journal ha stimato che solo in US le assicurazioni auto che valgono oggi circa 200 miliardi di dollari, ne perderanno ben 160 con l’arrivo delle auto a guida autonoma, grazie alla maggiore sicurezza che tali veicoli garantiranno che determinerà l’abbattimento dei rischi e conseguentemente dei costi delle polizze.
La copertura assicurativa ha sempre ruotato intorno al profilo del conducente e all’errore umano, con la conseguenza che la prospettiva dei nuovi veicoli in cui l’errore umano non esiste più e in cui l’affidabilità da considerare nella valutazione di rischio è quella dell’intelligenza artificiale e della tecnologia, richiede un nuovo approccio e modello.
Come dovrà essere calcolata la nuova polizza auto in mancanza di dati storici e, soprattutto, a chi spettarà stipularla? A chi farà capo la responsabilità per gli eventuali danni arrecati da un’auto autonoma? Benché si stimi un abbattimento del 90% degli incidenti, è certo che una minima parte di rischi rimane e si ricollega a fattori quali un malfunzionamento tecnico, gli eventi imprevedibili, la cyber security.
Ma c’è chi non si ferma di fronte a tali questioni e fa a modo suo: stiamo parlando di Waymo, lo spinoff di Alphabet-Google che ha recentemente portato su strada pubblica a Phoenix, in Arizona, l’auto autonoma senza un autista umano di sicurezza a bordo. E’ stata una prova storica, la prima di questo tipo: un’auto completamente sola nel traffico.
Waymo è dunque piuttosto avanti nella corsa ai trasporti del futuro: puntando a essere commercialmente operativa entro il 2018 con un servizio di ride-sharing, ha quindi dovuto risolvere il problema assicurativo e lo ha fatto coinvolgendo una startup, Trov (di cui abbiamo parlato qui, insurtech che fino a oggi si rivolgeva al consumatore finale con l’offerta di micropolizze per oggetti di uso quotidiano e ha tra i suoi investitori anche Munich Re), darà la copertura assicurativa ai passeggeri che utilizzeranno il servizio Waymo di ride-sharing, per le proprietà perse o danneggiate e le eventuali spese mediche personali per lesioni occorse durante il viaggio. L’assicurazione sarà inclusa nel prezzo della corsa.
In effetti la soluzione appare abbastanza ovvia se circostanziata al servizio di ride-sharing, ma è anche un punto di partenza sulla questione assicurativa per la driverless car che configura la responsabilità in capo al costruttore (che in questo caso di Waymo corrisponde anche al fornitore del servizio).
Waymo non è però il primo produttore di veicoli innovativi a farsi carico del problema assicurativo: Tesla infatti, dopo aver ideato e promosso in diversi Paesi un’assicurazione ad hoc per le sue auto (InsureMyTesla) a inizio 2017 ha annunciato l’intenzione di arrivare in un prossimo futuro a vendere l’auto con un prezzo che comprendesse assicurazione e manutenzione, a vita.
Le Compagnie saranno tagliate fuori dai giochi? Probabilmente no, fino a ora Tesla e Waymo sono andate a stringere partnership con le Compagnie, spetterà a queste capire però che il modello è cambiato e che dovranno essere molto agili e flessibili. Come le startup.