Chiamo un taxi, anzi l’elicottero

Il disruptor è sempre Uber: prendere un elicottero potrebbe diventare semplice come prendere un taxi. Sorgeranno gli stessi problemi già visti con tassisti e assicurazioni?

Pubblicato il 26 Gen 2016

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Airbus e Uber stanno cooperando per lo sviluppo di un servizio di prenotazione di elicotteri in stile Uber, che sarà sperimentato per la prima volta nello Utah in occasione del Sundance Film Festival, iniziato proprio in questi giorni.

L’accordo, di cui non sono stati resi noti i particolari economici (il costo delle corse, per esempio) o il modello di business, sembrerebbe abbastanza semplice: Airbus (che è la principale fabbrica di aerei europea) mette sul piatto gli elicotteri (le cui vendite sono un pò in crisi negli ultimi tempi) e Uber la tecnologia, il supporto dei taxi e la conoscenza nel lancio di un servizio innovativo on-demand. In molte megalopoli del mondo, da New York a Rio, i servizi di eli-taxi sono diffusi, ma costosi. L’obiettivo ora è capire se il mercato può essere davvero quello di massa, e quali ostacoli o criticità potrebbero esserci alla diffusione e convenienza economica di questo tipo di servizio.

L’ottimismo comunque c’è: secondo quanto commentato da Airbus e riportato da CNBC, la partnership contribuirà a definire “un nuovo modello di business per gli operatori di elicotteri che potranno accedere a una base di clienti più ampia.”

Uber ha già da qualche tempo ampliato la propria offerta per includere altre forme di trasporto diverse dalle 4 ruote, tra cui i risciò on-demand in India e di imbarcazioni di lusso in Turchia.

Inoltre, negli Stati Uniti ha già testato un servizio con gli elicotteri chiamato UberChopper tra Manhattan e gli Hamptons nel 2013, dai costi piuttosto elevati e quindi difficilmente operabile su grande scala. La società ha anche sperimentato l’offerta di corse in elicottero in occasione di eventi speciali, come ad esempio al Festival di Cannes, al Bonnaroo Music and Arts Festival e recentemente al CES di Las Vegas.

Fino a oggi con UberChopper l’esperimento di democratizzare l’utilizzo di elicotteri è stato piuttosto deludente: UberChopper risolverà il i problemi di trasporto nel mondo – ma solo per pochi eletti, ha titolato Fortune con piglio critico.

Come si fa a portare questo servizio alla massa? Abbassando i prezzi, naturalmente. Il che non è banale per niente, parlando di elicotteri. Che sono velivoli costosi in sé, non sono certamente diffusi come le auto, il settore è fortemente regolamentato per gli evidenti rischi che comporta e risente dei costi dei carburanti, al momento bassi, ma tendenzialmente fluttuanti.

Quale sarà il sistema per rendere il costo di una corsa abbordabile alla classe media, lo vedremo nei prossimi mesi, sperando che il prezzo da pagare non sia un abbassamento del livello di controlli e sicurezza e non si vada incontro agli stessi problemi visti, su strada, con il mondo dei tassisti e con le assicurazioni. Sotto quest’ultimo profilo potrebbero verificarsi le stesse questioni che interessarono UberPop, il servizio che permetteva a chiunque avesse un’auto di diventare un autista Uber e trasportare persone a titolo oneroso (e che in Italia la magistratura ha vietato): le autorizzazioni, così come le assicurazioni, previste per il trasporto (quasiasi sia il mezzo) di tipo commerciale sono infatti molto diverse da quelle previste per un uso privato. Se qualsiasi pilota di elicottero amatoriale con uno smartphone in mano, potesse improvvisamente offrire i suoi servizi a pagamento semplicemente attraverso un’app, perchè non dovrebbe farlo? D’altro canto, Travis Kalanick fondatore e Ceo di Uber, ha recentemente affermato in una conferenza a Mumbai “Se si può spingere un pulsante per fare una corsa in taxi, perché non premere un pulsante per farlo in elicottero?”.

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