Big data, i clienti sono pronti ma le assicurazioni non sono attrezzate per cogliere l’opportunità

Una ricerca europea, che ha coinvolto 60 compagnie, segnala un disallineamento tra le società e i consumatori, che sarebbero disposti a condividere i propri dati. In Italia il gap si allarga agli investimenti: solo il 14% delle aziende ha investito nel machine learning

Pubblicato il 17 Nov 2016

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Che i Big Data siano uno dei booster tecnologici che possono mettere le ali a un sistema assicurativo più moderno e soddisfacente, sia lato clienti sia lato business, è indiscusso.

Eppure la recente ricerca (presentata in esclusiva all’evento RGI Next – UX Factor) “Private consumer data and smart technology in insurance”, realizzata da un Osservatorio triennale sulla digitalizzazione delle Compagnie assicurative europee che RGI, società che realizza software per le assicurazioni, ha organizzato a partire dal 2015 in collaborazione con Celent, indica un dato importante: i consumatori sono pronti a mettere a disposizione i propri dati alle assicurazioni, ma queste sono in ritardo nel raccogliere l’opportunità. L’indagine, che ha coinvolto 60 compagnie assicurative europee, di cui 32 in Italia e 1.284 consumatori europei (323 in Italia), indica che il 50% dei consumatori ritiene che le compagnie assicurative siano indietro rispetto ad altri settori industriali nello sviluppo e utilizzo di ciò che il progresso tecnologico mette a disposizione.

In particolare, una vasta maggioranza dei consumatori italiani si dice disponibile a condividere alcuni dati specifici con le compagnie, come quelli sul proprio stile di guida (per l’82%) o sulla propria salute (per il 66%); ma 4 compagnie italiane su 10 non ritengono fondamentale reperire tali dati, a fronte di un 84% delle compagnie europee, che invece stanno cogliendo più velocemente le opportunità fornite dalla digitalizzazione.

“I risultati della ricerca di Celent dipingono un quadro chiaro della trasformazione digitale che sta avvenendo nel settore assicurativo, che può essere una grande opportunità di sviluppo anche in funzione del ruolo sociale degli assicuratori”, ha sottolineato Vito Rocca, CEO di RGI.

Il report evidenzia un disallineamento non solo tra il comparto e le attese dei consumatori, ma anche tra le compagnie assicurative europee e quelle italiane. Una differenza che risulta ancora più netta se si analizzano gli investimenti già fatti o meglio, non fatti) nelle Smart Technology. In questo ambito, meno del 10% dei consumatori dichiara di non volerle utilizzare e di preferire un contatto umano, ma ciò che latita sono gli investimenti per svilupparle: solo il 14% degli assicuratori italiani ha investito nel machine learning, una tecnologia in cui le compagnie del resto d’Europa investono oltre il doppio rispetto all’Italia.

Quanto emerso nel report realizzato quest’anno dall’Osservatorio di RGI e Celent, va collegato e conferma quanto già emerso nel 2015 nel primo studio (Digital Future – How ready are Italian Insurers), nel quale emergeva che l’82% delle compagnie assicurative italiane ritiene che la digitalizzazione rappresenti un key driver per lo sviluppo del business, ma che solo il 5% ha portato a termine una relativa strategia di attuazione.

Questi dati confermano quanto anche altri studi hanno posto in evidenza, per esempio secondo un recente studio del Cetif-Università Cattolica di Milano, l’80% delle compagnie italiane, nel prossimo biennio concentrerà i propri investimenti “digitali” su tecnologie che portino a migliorare la customer experience. Ma fino a oggi, la digitalizzazione è stata principalmente utilizzata dalle compagnie per ridurre i costi e migliorare la gestione sinistri.

Certamente, una parte minima rispetto a quello che le assicurazioni potrebbero fare con le tecnologie, le potenzialità e le opportunità insite in Mobile tech, Social, Cloud, Big Data & Analytics, Customer Behavior, Ubiquitous Computing, ecc. Tecnologie che possono migliorare la relazione con i clienti, i dipendenti e gli intermediari e, in ultima analisi, il business.

Uno dei settori in cui maggiormente si potrebbero dispiegare incredibili benefici, per le assicurazioni e l’assicurato, grazie a un uso strutturato dei dati è quello delle assicurazioni sanitarie: EY ha realizzato il white paper “The future of health insurance” per descrivere il positivo cambiamento che ci si attende nei prossimi anni in questa direzione.

Il tema del ritardo delle compagnie assicurative, non è solo italiano: in tutto il mondo le grandi compagnie hanno dovuto bruscamente prendere atto che il nuovo imperativo portato da tecnologie disruptive è cavalcare l’onda dell’insurtech o morire annegati, e vi è pertanto un’accelerazione che comincia a dare segnali anche nel nostro Paese, con la nascita di startup focalizzate, di presa di coscienza da parte di molti operatori del settore e iniziative di open innovation come anche quella di Open-F@b Call4Ideas promossa da BNP Paribas Cardif, in collaborazione con PoliHub InsuranceUp, la cui edizione 2016 sta per raggiungere a conclusione con l’evento Grand Final il prossimo 29 novembre.

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